TESTIMONIANZE

Violinista dell’Orchestra della ScalaTino BacchettaTratto da: Teodoro Celli, “L’arte di Victor de Sabata”, ERI/Edizioni RAI, Torino, 1978

L’arte di Victor de Sabata di Teodoro Celli

Io ho avuto la fortuna, malgrado fossi molto giovane, di iniziare la mia attività alla Scala e il primo impatto è stato con de Sabata, con l’Otello, nel 1947.

Poi sono stato in tournée con la Scala al Festival di Edimburgo nel 1950 e lì posso dire di aver vissuto qualche cosa che mi è sempre rimasto impresso, che ha lasciato in me un’orma incancellabile: l’inaugurazione del Festival con il Requiem di Verdi.
È stata una serata che ancora ricordo; non si possono dimenticare certe cose: il trionfo, il delirio del pubblico; la regina che per ventidue minuti non ha smesso di applaudire, con quel pubblico meraviglioso!

… Al nostro ritorno mia moglie mi aveva conservato un articolo del «Corriere della Sera», allora era corrispondente da Londra Raffaele Calzini. Sono rimasto per circa un quarto d’ora immobile nel leggere il titolo: «Dopo il trionfo del Requiem diretto da de Sabata il trico­lore sventola da ieri sera sul palazzo del Festival di Edimburgo». Sono cose indimenticabili! E tutto questo grazie all’enorme arte e alla bra­vura di de Sabata!

Il magnetismo di de Sabata non era circoscritto a una linea di condotta sempre uguale: egli aveva la capacità di ottenere delle sonorità che nessun altro, a mio avviso, sarebbe stato capace di suscitare. Per esempio, l’inizio del Requiem è un «pianissimo»; ebbene, tra centoventi persone che stavano suonando in quel momento, io avrei potuto anche sentire la classica mosca volare! Aveva delle impennate, dei «crescendo» oserei dire spaventosi! Per esempio, nel « Dies Irae », otteneva una esplosione tale di sonorità che l’orchestra sem­brava non più di 120 persone ma di 250! Questi erano gli effetti!

De Sabata non si atteneva scrupolosamente a una linea d’interpretazione, si abbandonava a tutta la sua sensibilità; e posso garan­tire che di emozioni ne dava parecchie. Come ne ha date a me, ne dava anche a tutti gli altri, cantanti e pubblico.

 

In: Teodoro Celli,  “L’arte di Victor de Sabata”, ERI/Edizioni RAI, Torino, 1978