TESTIMONIANZE
Flautista concertista e primo flauto dell’Orchestra della Scala Arrigo TassinariTratto da: Teodoro Celli, “L’arte di Victor de Sabata”, ERI/Edizioni RAI, Torino, 1978
Quella di Victor de Sabata era una personalità magnetica quasi come quella di Toscanini, che era la precisione e la perfezione; Victor de Sabata invece era l’estro, la passione, la violenza. Potevano rimproverargli di essere disuguale nelle sue interpretazioni, di avere il gesto eccessivo sul podio; quando dirigeva il Bolero di Ravel pareva che lo danzasse.
Ma appena appariva, il pubblico subiva il suo fascino, il Maestro si trasfigurava, diventava un essere irreale; e tutti, compresa l’orchestra, erano come incantati ed estasiati.
Chi ha avuto la fortuna di ascoltare la sua interpretazione del Tristano e Isotta non la dimenticherà mai più. Un’interpretazione travolgente, delirante, che riusciva ad entusiasmare tutti, esecutori e pubblico, che in quella bella musica di Riccardo Wagner sentivano la gioia, l’amore e il dolore dei due amanti.
Si può dire che Toscanini e de Sabata hanno dato lustro e splendore al Teatro alla Scala di Milano ed io posso dirmi fortunato di aver vissuto quel bel periodo.
In: Teodoro Celli, “L’arte di Victor de Sabata”, ERI/Edizioni RAI, Torino, 1978