TESTIMONIANZE
L’arte di Victor de Sabatadi Giuseppe PadalinoTratto da: Teodoro Celli, “L’arte di Victor de Sabata”, ERI/Edizioni RAI, Torino, 1978
Ricordo una tournée con l’Orchestra di Santa Cecilia diretta da Victor de Sabata in Italia e Svizzera. Era il 1946, quando ancora erano aperte le ferite della guerra. Ovunque si registrarono successi calorosissimi. Però devo ricordare in particolare il concerto dato alla Scala di Milano; concerto che segnò un vero trionfo per il Maestro. Infatti il pubblico di Milano volle salutare il ritorno dell’illustre direttore dopo molti anni di sua assenza.
Nel programma della tournée figuravano dei brani di musica poco noti, fra gli altri il poema danzato di Debussy, Jeux, brano alquanto difficile, che non era poi nel repertorio della nostra orchestra. Era un pezzo al quale il maestro teneva molto e al quale aveva dedicato particolare cura nella concertazione.
Com’era sua abitudine, invitava l’orchestra ad una prova generale, che non andava poi oltre la mezz’ora, prima dell’esecuzione, per ritoccare qua e là qualche punto dei brani. Durante tutte le città visitate in tournée immancabilmente puntualmente, cominciava sempre a farci eseguire, a noi primi violini, un brano di Jeux alquanto difficile perché scoperto, ma che alla fine, naturalmente noi eseguivamo con la massima sicurezza e con la massima padronanza.
Il Maestro de Sabata ebbe senza dubbio un temperamento romantico, assai estroso e sensibile: questo però non lo spingeva mai a licenze o ad arbitri pericolosi. Artista in possesso di un’eccezionale tecnica direttoriale e dotato di un fascino particolare, de Sabata riusciva a dare ad ogni esecuzione l’impronta di quella sua spiccata personalità artistica.
In: Teodoro Celli, “L’arte di Victor de Sabata”, ERI/Edizioni RAI, Torino, 1978