TESTIMONIANZE
L’arte di Victor de Sabatadi Mario DorizzottiTratto da: Teodoro Celli, “L’arte di Victor de Sabata”, ERI/Edizioni RAI, Torino, 1978
Suonare con Victor de Sabata era sicuramente un’esperienza entusiasmante per tutti. Il maestro sul podio si trasformava: la sua figura ingigantiva; quando chiedeva all’orchestra il massimo della sonorità le sue braccia sembrava che toccassero il cielo! Un aggrottare delle sopracciglia, un lampo degli occhi, bastava per ottenere da ogni esecutore effetti immediati e sorprendenti. L’emozione era continua e si rinnovava ad ogni prova, ad ogni esecuzione. Il Maestro usava dire spesso: « Signori, lasciatemi plasmare la musica! ».
Posso dire quindi qualche cosa di quello che ha fatto alla Scala dopo essere stato però undici anni al Teatro dell’Opera di Montecarlo, dove, fra l’altro, ha presentato per volere dell’autore L’Enfant et les sortilèges di Ravel in prima mondiale, e sempre in prima mondiale, in francese, La Rondine di Puccini. Nel ’29 esordi alla Scala, con La Fanciulla del West e con La dannazione di Faust seguiti, l’anno dopo, da quello che è stato uno dei capolavori d’interpretazione di de Sabata e cioè il Tristano e Isotta con il soprano Cobelli nel ruolo di protagonista femminile.
Ecco, io credo che in questa espressione ci sia la spiegazione del rinnovarsi continuo delle sue interpretazioni, che pur nel rispetto rigoroso del testo suscitavano sempre e costantemente nuove ed entusiasmanti emozioni.
In: Teodoro Celli, “L’arte di Victor de Sabata”, ERI/Edizioni RAI, Torino, 1978