TESTIMONIANZE

TESTIMONIANZERicordo di Victor de Sabatadi Lorin MazeelTratto da: “Victor de Sabata – Nel centenario dalla nascita”, Teatro alla Scala, 1992.

Ringraziamo il Teatro alla Scala per l’autorizzazione a riprodurre questo testo.

Victor de Sabata - Nel centenario della nascita

Il debutto di Victor de Sabata con la Pittsburgh Symphony nella stagione 1948-49 fece scalpore nell’ambiente musicale americano. Non s’era mai visto né sentito uno come lui. Fantasia sconfinata, repertorio esotico, galvanizzante presenza scenica, impressionante conoscenza degli strumenti: tutto contribuiva a mandare in estasi uditorio e orchestrali.

Nelle due stagioni successive, de Sabata proseguì nella sua opera di conquista di nuovi adepti, schiudendo inediti orizzonti nel campo della interpretazione musicale. Finalmente un musicista che sapeva rendere ogni nota vibrante e viva… finalmente un direttore che, con l’intensità e la nobiltà della sua arte, sapeva mantenere sempre elevato e costante il livello d’attenzione sia degli ascoltatori che degli esecutori.

Seduto in orchestra nella sezione dei violini stava un giovanotto non ancora ventenne che avrebbe avuto sempre il Maestro come modello delle proprie aspirazioni e delle proprie conquiste artistiche. Quel giovanotto è proprio chi ora scrive queste righe.

Che concerti furono quelli! Ricordo un Requiem di Verdi, una Seconda di Brahms, Don Chisciotte di Strauss, Le chant du rossignol di Stravinskij, il Requiem di Mozart, L’enfant et les sortilèges di Ravel. (La prima esecuzione dell’opera raveliana aveva avuto luogo a Montecarlo nel 1925 sotto la dire­zione di de Sabata: una composizione che il Maestro aveva fatta `sua’!). A più di quarant’anni di distanza quelle esecu­zioni (e molte altre ancora) vivono nella mia memoria, giovani e fresche come nei giorni in cui videro la luce…

Verso la fine degli anni Cinquanta, il Maestro mi chiamò a Milano per dirigere l’orchestra della Scala; furono anche le prime parole che mi rivolse da quando aveva lasciato l’America otto anni prima. De Sabata era un uomo in tutta l’esten­sione del termine: aiutava i giovani a trovare la loro strada, ne sosteneva gli sforzi, li incoraggiava. Era una creatura gen­tile con un temperamento artistico selvaggio (che però riusci­va a tenere sotto controllo).

Era molto colto, parlava parecchie lingue e — come dovetti scoprire più tardi — era un notevole compositore. Molti anni dopo che il Maestro si era ritirato a Santa Margherita, io misi in programma il suo ‘quadro sinfonico’ La notte di Platon. Gli feci visita per avere qualche consiglio. Suo unico contributo furono pochi cambiamenti di dettaglio. (Riproduciamo la prima pagina della partitura con annotazioni au­tografe in inchiostro rosso).

NB: I pizzicati da modificare oppure omettere sono cerchiati in ross [sic] (1960.) V.d.S.

NB: Alcune possibili varianti al clarone, tuba, pizzicati dei contrabbassi a partire dal N. 53 (pagine 114, 115, 116, 117.)

«Non mi chieda come interpretarlo… Se lo capisce bene, troverà da solo il modo. Ascolti sempre il Suo istinto musicale.»

Dedico questo concerto alla sua memoria ed esprimo a nome di generazioni di amanti della musica la nostra gratitudine per il suo contributo all’arte musicale. Victor de Sabata ha pochi eguali e nessuno lo supera né forse lo supererà mai.